Domenica, 09 Giugno 2019 15:36

Tra Jazz e musica Brasiliana - Antonio Colangelo

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  1. Ciao Antonio, il tuo primo approccio alla musica è stato lo studio classico al piano poi dopo ti sei avvicinato alla chitarra e al jazz, quanto ti ha aiutato lo studio classico nel jazz, ci può essere una connessione?

Ciao Marcello, innanzitutto ti ringrazio per l’opportunità. Rispondendo alla tua domanda, il pianoforte giá di per se é uno strumento che ti da una visione estesa della musica. Non a caso é quasi che sempre suggerito come strumento “complementare”. Da un punto di vista musicale il pianoforte, ripetendo lo stesso disegno di tasti neri-tasti bianchi ad ogni ottava ti permette ti spaziare più facilmente nella paletta timbrica e nell’estensione delle ottave. Ed il repertorio classico al pianoforte ti stimola ad esplorarne tutta l’ estensione. Io credo che per questo motivo quando sono passato alla chitarra ho cercato sin dall'inizio di suonare su tutta la sua estensione e lo studio del jazz mi ha aperto da questo punto di vista ad infinite possibilitá. Sicuramente un altro punto in comune tra le due esperienze é l’importanza dello studio della tecnica e della dinamica, che ho imparato durante gli studi di piano ed ho successivamente trasposto alla chitarra quando ne ho comprata una, a 14 anni. Ma credo che una grande differenza nella mia formazione musicale e del gusto l’abbia fatta certamente il mio primo professore di piano, Salvatore Darino, un musicista brillante ed eclettico, che spazia dalla musica classica al jazz, alla musica popolare italiana più raffinata, come Pino Daniele e Paolo Conte. Suona bene anche lo xilofono, e prima e dopo le nostre lezioni lo ascoltavo suonare tutto questo, sempre con quel suo tocco raffinato e sensibile. Dai 7 ai 12 anni ho fatto lezione con lui 3 volte a settimana. Penso che questa esperienza in tenera età abbia fatto tutta la differenza, indipendentemente dallo stile o dallo strumento.

  1. Ad un certo punto della tua vita ti sei trasferito in Brasile, a Florianopolis, e ti sei specializzato in Jazz e Musica Brasiliana, qual’è secondo te la differenza trai il jazz italiano e quello brasiliano? Chi ti ha appassionato e quindi influenzato di più?

La Musica brasiliana é di una vastitá e di una ricchezza incredibili. Sono tanti i musicisti che adoro e che in un certo qual modo mi hanno influenzato. Dai grandi maestri come Antonio Carlos Jobim e Milton Nascimento fino a chitarristi come Helio Delmiro e Ricardo Silveira. É talmente tanta roba che mi risulta sinceramente difficile fare una selezione. Da quando vivo in Brasile mi sono immerso nella sua musica e indipendentemente da quello che suono, ascolto realmente di tutto, dal “samba de raiz” allo “chorinho”, dalla musica nordestina al samba-jazz. Io vedo la Musica Brasiliana in un contesto più ampio, che parte dalla diaspora africana della schiavitù e attraversa tutto l’Atlantico. La Musica Brasiliana che a me più piace é quella dell’Atlantico Negro, quello stesso flusso che negli Stati Uniti ha dato vita al blues e al jazz, che adoro per lo stesso motivo. Ed é per le stesse ragioni che adoro la musica africana, orientale e zigana. Mi piace la musica delle diaspore, che mette in crisi quel senso di identitá anche territoriale, offertoci dalla modernità occidentale e che ha prodotto e continua a produrre ancora tanto odio e tanta violenza. Il jazz prodotto in Italia ed in genere la musica italiana che a me più piace é quella che si appropria della nostra tradizione mediterranea. Il Mediterraneo come l’Atlantico é stato una grande unità geografica fatta di flussi e sincretismi. Il jazz in genere che più mi piace é quello che si inserisce in questo contesto e se ne apropria attraverso i suoi linguaggi. Musicisti come Dhafer Youssef e Avishai Cohen per me sono grandissimi punti di riferimento. Ma in Italia come in Brasile esiste anche una bella e folta produzione indipendente, che vale la pena scoprire, ascoltare e sostenere. In questo senso ritengo imprescindibile da noi il lavoro delle etichette discografiche meridionali, come la mia etichetta DodiciLune, che sostiene e promuove questo tipo di produzione.

  1. So che sei diventato un artista Marvit e ti hanno costruito uno splendido strumento (progetto arch-top) il cui nome del modello da te suggerito è “Naima”: cosa significa e perché questo nome?

“Naima” é il titolo di una composizione del mio musicista favorito, John Coltrane. Si tratta di una musica che Coltrane ha dedicato alla moglie dell’epoca, che si chiamava Juanita Naima Grubbs. Inoltre é una musica che adoro ascoltare e suonare. Quando vidi le prime foto della chitarra ho capito immediatamente che si trattava di una donna! Dopo aver pensato ad alcuni nomi femminili che non ricordo mi venne in mente questa composizione di Coltrane, che mi é sembrata perfetta anche per rendere omaggio al mio grande idolo. Inoltre Naima é un nome arabo, che di certo rimette al Mediterraneo. Anche per questo l’ho scelto, perché unisce l’Atlantico al Mediterraneo.

  1. Cosa ti ha dato questo nuovo strumento costruito secondo le tue esigenze, al di la della qualità realizzativa, come ispirazione alla tua musica?

É uno strumento fantastico che mi offre tutte le possibilità espressive di cui ho bisogno. Allo stesso tempo é uno strumento con dei timbri molto originali per via delle sue caratteristiche costruttive. La paletta dei colori va dai timbri più jazz, corposi e rotondi, ai suoni più acustici, perfetti per la musica latina ed il blues. Tutte le note sono perfettamente definite ed inoltre, la possibilità di usare corde più sottili (io monto le 0.11) senza perdere la corpositá e la densità del suono mi permette di usare con più facilità esecutiva tecniche come il legato e lo sweep picking, fondamentali nella mia personale paletta di colori. Inoltre con il corpo di due pollici e mezzo sembra di avere tra le mani una semi-hollow. La possibilità di avere una chitarra cosí comoda, bella e con un suono cosí grosso, elegante e definito mi ispira in tutto quello che faccio, anche quando sono da solo in casa a strimpellare.

  1. So che hai ottenuto un Master di Ricerca presso l'Università Federale di Santa Catarina (Brasile) - tesi su ”Samba-Jazz”: Cosa ti senti di consigliare a chi vuole approcciarsi musicalmente al samba-jazz e alla musica jazz brasiliana?

Si, una esperienza di ricerca fantastica, presso il dipartimento di psicologia della UFSC in Brasile. Sono stato orientato nella ricerca da due professori e ricercatori meravigliosi, la psicologa Andrea Zannela, e l’antropologo italiano Massimo Canevacci, diventato mio grande amico, complice la passione per la musica, il Brasile e John Coltrane! Per la verità si é trattata di una ricerca molto più ampia che si é estesa a tutto l’Atlantico ed il Mediterraneo, la cui parte monografica é risultata nella musica strumentale brasiliana. Il Samba-Jazz é stato uno dei movimenti precursori, della stessa bossa-nova. Suggerisco innanzitutto di ascoltare il grande Johnny Alf. Un altro disco per me fondamentale é il Quarteto Novo, con il grande Hermeto Pascoal, insieme ad Heraldo Do Monte, Theo de Barros e Airto Moreira. Questo disco é stato uno spartiacque, perché ha introdotto i ritmi e le sonorità del nord-est brasiliano nella musica strumentale contemporanea, aprendo il binomio samba-jazz a tutte le tradizioni regionali brasiliane. Ma il Brasile ha delle proprie tradizioni strumentali molto complesse e indipendenti dal Jazz che vale la pena approfondire, come lo “chorinho”, il cui grande maestro é stato Pixinguinha, un genio. Per la musica classica l’immenso Villa-Lobos, chitarristi (e non) ascoltate tutti gli studi per chitarra, sono opere meravigliose. La tradizione chitarristica acustica é immensa, da Garoto a Baden Powell e Yamandu Costa. I miei chitarristi jazz favoriti sono Helio Delmiro, Ricardo Silveira e Chico Pinheiro. I miei tre più grandi idoli della musica brasiliana sono Antonio Carlos Jobim, Milton Nascimento e João Bosco.

  1. Cosa stai facendo attualmente e quali sono i tuoi progetti futuri?

Attualmente vivo a Florianópolis, nel sud del Brasile, capitale dello stato di Santa Catarina. Sto insegnando in una delle più grandi e premiate scuole di musica brasiliane, Escola de Musica Rafael Bastos, dove coordino il corso di musica di insieme e insegno teoria musicale, chitarra jazz, blues e fusion, musica latina e musica brasiliana. Sono impegnato in vari progetti musicali, che vanno dal jazz alla musica brasiliana e alla fusion. Sta per uscire il mio primo disco per la prestigiosa etichetta DodiciLune, prodotto da me e da Gabriele Rambino. Ho registrato il disco tra agosto e dicembre del 2018, é um concept album, scaturito anche dalle mie ricerche accademiche oltre che dai miei gusti musicali e dalla mia esperienza non solo musicale, ma del quale ancora non posso rivelare nulla perché esce a breve nei migliori negozi di dischi ed in tutte le piattaforme digitali. Ho registrato questo mio primo lavoro con musicisti straordinari, tanto in Italia quanto in Brasile. In Italia: Pier Luigi Villani (batteria), Viz Maurogiovanni (basso elettrico), Mirko Maria Matera (Piano e Synths) e Cesare Pastanella (percussioni); In Brasile: Rafael Galegari (basso elettrico), Neto Fernandes (Batteria), Cristian Faig (Flauto traverso) e Fabio Mello (Sassofono). Durante la produzione sono stato orientato dal mio grande amico Alegre Corrêa, chitarrista e produttore di grande talento ed esperienza, oltre che grammy-award con il disco 75 di Joe Zawinull. Il risultato é formidabile, sono davvero contento e soddisfatto. Inoltre a breve comincio le registrazioni del mio primo corso online di chitarra jazz, fusion & latin, per venire incontro a chi abita lontano ed é alla ricerca di questo tipo di offerta didattica.

 Un modello Archtop ispirato nella mitica ES 150 DC - prodotta per circa una decade tra gli anni ’60 e ’70 - che ha lo stesso shape della ES 335, ma con il corpo di costruzione archtop. Prendendo come base questo modello, l’idea è quella di una chitarra più moderna, rifinita ed elegante, con un corpo meno spesso ed un manico più comodo e leggero (simile a quello di una chitarra Moderna) e un suono più corposo, acustico e definito, grazie alla combinazione degli humbukers Seymour Duncan Benedetto A6 (al manico) e Benedetto B6 (al ponte).
 
 
 
  Stone Flower is the fifth album by Antônio Carlos Jobim. Recorded in March, April, and May 1970 by Rudy Van Gelder at Van Gelder Studios and produced by Creed Taylor, the album was released in 1970 on CTI Records.(fonte wikipedia)
 
Antonio Colangelo Marvit Naima
Antonio Colangelo Marvit Naima
Antonio Colangelo Marvit Naima
Antonio Colangelo Marvit Naima
 
 
 
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