Ciao Francesco, attualmente sei il bassista dei “Vexillum”, una band power/folk metal italiana nata a Pisa nel 2004; cosa significa “vexillum”, ci racconti la tua storia con i vexillum?
Ciao a tutti, e grazie mille per questa intervista e questa opportunità, è un piacere e un privilegio essere parte di queste interviste. Inizio subito a rispondere alle domande. "Vexillum" viene dal latino, è la traduzione di "Vessillo", lo stendardo da battaglia. È per noi un simbolo sotto il quale riunire tutte le persone che condividono le stesse lotte, le stesse passioni e che possono stare fianco a fianco. Ho iniziato a suonare molto tardi dal punto di vista dell'età e purtroppo nel giro di musicisti che frequentavo nessuno era interessato né tantomeno in grado di iniziare un progetto del genere. Per vie traverse ho saputo che i Vexillum stavano cercando un bassista, così mi proposi. Mi parlarono del progetto ed io ne fui subito entusiasta. All'epoca era appena uscito il Demo EP e per potermi presentare alla band, oltre alle loro 4 canzoni inedite dovetti in breve imparare una decina di cover (dai Manowar agli Helloween, dagli Hammerfall agli Angra, e via dicendo). Per cercare di raggiungere il loro livello tecnico mi sforzai di suonare il più possibile e a casa passavo dalle 4 alle 8 ore a studiare e provare da solo al giorno, oltre a tutte le serate passate in sala prove. Dal 2011 si sono succeduti album e tour europei, e se posso essere sincero, ammetto che fino a qualche anno prima non avrei mai pensato di poterne far parte. Calcare i palchi con i Rhapsody of Fire (prima della scissione, la mia band preferita insieme ai Nightwish), Freedom Call, Eluveitie, Orden Ogan (per fare qualche nome) e avere personaggi come Hansi Kursch (Blind Guardian) e Mark Boals (ex Malmsteen, Ring of Fire ecc) come guest nell' album "UNUM" è sempre stato uno sprono ad andare avanti, a non abbattersi quando anche tutto diventa difficile, come può esserlo nella vita di una band.
Un’altra caratteristica del vostro gruppo è l’utilizzo in live del Kilt? Perché questa scelta?
Il kilt era già una scelta stilistica, una "uniforme", o meglio una "divisa da battaglia" della band dalla fondazione, prima che ci entrassi anche io. Sicuramente ha a che fare con la passione per la musica e la cultura celtica, scozzese e irlandese, che un po' ci accomuna tutti, ma credo principalmente sia perché ci sentiamo un "clan", una famiglia che non deve per forza avere legami di sangue. Ci proteggiamo e ci aiutiamo a vicenda, sul palco e, soprattutto, anche fuori dal palco. Abbiamo passato e passiamo molto tempo insieme, non siamo solo cinque persone che si trovano sul palco a suonare insieme.
So che suoni un basso Marvit della Linea Apofi custom con il tuo logo, cosa ti piace e perché lo senti vicino al tuo modo di suonare, in cosa ti ha soddisfatto?
Si, esatto, il mio basso è un Apofi-5c della Marvit. Mi hanno fatto l'onore di inserire dei triskell sul manico e anche il mio tatuaggio ripreso dal logo della WARP graphic (autori di uno dei miei fumetti preferiti, Elfquest) sul 12° tasto. Il basso mi ha più che soddisfatto, è perfetto per suonare sia ritmiche serrate a velocità sostenuta che per lasciarsi andare nelle parti più melodiche. Oltre ad essere entusiasta della qualità del suono e delle meccaniche, la cosa che più ho sentito mia in questo modello di basso è quanto mi lasci libertà di movimento sul palco. Posso spostarmi, correre, saltare, posso andare ovunque ma non si sbilancia mai, non cade e non è per niente pesante, non sento nessuna fatica nemmeno durante i live di 90-120 minuti.
La vostra band riscuote un grande successo anche all’estero, esiste una differenza tra il pubblico italiano e quello estero? C’è un paese in particolare che ti ha affascinato e colpito, non solo come rapporto umano ma anche da un punto di vista musicale?
Si, è vero, abbiamo avuto la spettacolare occasione di girare per tutta l'Europa più volte per portare la nostra musica su diversi palchi, e non vedo l'ora di ripartire. Anzi, dovrei dire che abbiamo la tendenza a suonare più spesso all'estero che non in Italia. Devo comunque dire che non ci sono molte differenze tra il pubblico italiano e degli altri paesi. L'unica cosa diversa è che in Italia, molto più che all'estero, c'è una generale lotta contro la musica metal. Mentre all'estero appare anche molto spesso su radio, riviste e televisioni locali o non, in Italia è stata relegata per la maggiore al movimento underground, e questo comporta soprattutto un taglio nella fetta di pubblico "disponibile". Devo dire comunque che tra webzine, fan e forum, grazie ad internet, il pubblico italiano si fa sempre sentire presente, sia per noi che per tutte le band che suonano in Italia, e soprattutto le band estere hanno per la maggiore un buon ricordo delle date che fanno in Italia. Come paese che più mi ha colpito e affascinato potrei dire la Germania, forse perché è il paese in cui abbiamo suonato più spesso o forse perché è da lì che vengono la maggior parte delle band che ascolto, ma è stato sempre uno spettacolo suonare in terra tedesca e non vedo l'ora di tornarci. Ma a questa domanda potrei risponderti veramente solo dopo che avrò coronato il sogno di suonare in Giappone, mia meta musicale, spirituale e della vita, per cui nutro profonda curiosità e una fortissima attrazione, oltre ad un grandissimo rispetto.
Grazie Francesco e in bocca al lupo per i tuoi progetti e grazie anche a Marvit...
Crepi il lupo....voglio ancora ringraziarvi per avermi offerto questo e grazie a Marvit...vi aspetto ai nostri concerti...ciao!!!
Francesco Saverio Ferraro (bassista dei Vexillum) - Marvit Apofi Sb-5c
Official Video of "The Jester - Over the Clouds" featuring Chris Bay (Freedom Call from the new album UNUM